Strategie di adattamento

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Strategie di adattamento

Convivere con la paura prima ancora che col virus sarà, per alcuni, il tema dei prossimi mesi.
La vita all’aria aperta conterrà, per un po’, la preoccupazione ma incertezza e ansia torneranno in l’autunno, con attività e relazioni in spazi chiusi e col manifestarsi inevitabile dei sintomi influenzali.

I mezzi di trasporto sono, fin d’ora, una criticità.
Contingentare il numero dei passeggeri e aumentare le corse non sarà sufficiente a contenere il ricorso al mezzo privato con effetti su traffico, inquinamento..
Non c’è tempo da perdere.
L’amministrazione di Milano ha presentato un documento denominato “Milano 2020 Strategie di adattamento” che prevede la riorganizzazione della città, dei suoi ritmi, dei suoi tempi, e la riprogettazione della mobilità, dell’uso di strade e spazi pubblici.
Saranno favoriti gli spostamenti a piedi, in bici o con la nuova mobilità leggera, sostenute le aree destinate al commercio, le attività ricreative, culturali e sportive, senza comprimere gli spazi sociali nell’ipotesi di un ragionevole distanziamento fisico.

Nella città di Como il tema è all’orizzonte, ma le politiche di questi ultimi tre anni hanno condotto in direzione opposta a quella che sarebbe stata necessaria.
La maggioranza, infatti, con argomentazioni pretestuose ha paralizzato la realizzazione di una pista ciclabile che l’amministrazione precedente aveva progettato, con finanziamento regionale. Nell’agosto scorso la Giunta stessa ha richiesto a regione un nuovo rinvio affermando, per estremo paradosso, che il progetto definitivo predisposto dagli uffici comunali e già corredato dal “parere positivo” della società esterna cui era stato affidato il compito della sua validazione, risulterebbe caratterizzato da “una profonda carenza” proprio “dal punto di vista tecnico” (le parole usate sono esattamente quelle riportate), arrivando addirittura a sostenere la mancanza “di alcune autorizzazioni necessarie per il proseguo dell’iter amministrativo” che risultano invece attestati dal Responsabile Unico del Procedimento (ingegnere stimato che, ma è solo una coincidenza, qualche settimana dopo ha accettato la proposta fattagli da un’altra amministrazione, e ha lasciato il comune di Como). Tutta la documentazione è reperibile in https://www.civitascomo.it/dove-e-quando-finira-la-ciclabile/.

Con il tipico artificio di rendere forti argomenti debolissimi, ma dovremmo dire INESISTENTI, ecco servito il rinvio.
Quest’opera avrebbe finalmente realizzato il collegamento ciclabile tra la sponda occidentale del lago e i quartieri che si volgono verso Milano e il canturino, con la drastica riduzione della pendenza grazie a un tracciato che attraversa la Valmulini, lambendo l’autosilo famigerato.

È solo una tra le altre delle opere incredibilmente fermate dall’attuale amministrazione.

Oggi è bene però avere consapevolezza della responsabilità politica di chi non è stato in grado di capire il valore e il senso di un’opera che oggi rivela tutto il suo valore. Non va poi dimenticato che questo tracciato è parte in un disegno più ampio, composto di 21 tratti, gran parte dei quali già realizzati e collaudati, che compone il “Progetto della dorsale ciclabile, asse 4, AZIONE 4.E.1.1. – MISURA MOBILITÀ CICLISTICA – LA DORSALE URBANA DELLA VIA DEI PELLEGRINI- PICR 5 E SUE DIRAMAZIONI” che, come facile intuire, ha lasciato l’amaro in bocca a quei territori che non ne sono stati interessati.

Le tante persone (lavoratori e studenti) che da tempo attendono un percorso protetto per biciclette o mezzi alternativi oggi disponibili mettano il cuore in pace.
Intanto ripassiamo la lezione che abbiamo già appreso con la pandemia, che ha reso evidente che nel momento dell’urgenza non ci si può far trovare sguarniti dei presidi di protezione e con la medicina del territorio ai minimi termini.
Cattivi consiglieri? mancanza di visione? Improvvisazione? Cura di interessi altri? Pochezza? Altre ipotesi?

Bruno Magatti