UNA CASA PER TUTTI

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UNA CASA PER TUTTI

Uno dei temi che per Civitas è sempre stato prioritario e fondamentale è quello di garantire il diritto alla casa per tutti sia con riferimento alle emergenze abitative in senso stretto e sia con riferimento alle difficoltà, sempre più frequenti, che molte persone e famiglie hanno nel reperire una abitazione.

Oggi crediamo non si possa più parlare di emergenza per le mutate situazioni nazionali e internazionali ma di situazioni conclamate che necessitano di essere affrontate in modo strutturale guardando al futuro; la emigrazione per necessità, qualunque siano le cause, è fenomeno che  continuerà essendovi un divario difficilmente colmabile fra il mondo delle povertà e delle guerre e quello del benessere e anche in questo ultimo le nuove povertà sono, purtroppo, realtà destinate solo a peggiorare.

Il programma che intendiamo realizzare lo abbiamo intitolato “una casa per tutti” come diritto e non come concessione e si snoda attraverso progetti specifici.

I progetti di housing first e housing led hanno l’obbiettivo principale di massimizzare la vita indipendente e l’integrazione sociale di quelle famiglie e persone che in precedenza erano in strada senza distinzione fra italiani e migranti.

Sono nuovi metodi di politica sociale di contrasto alla marginalità che prevedono il reperimento di abitazioni per le persone senza tetto o che l’hanno perso finalizzati al raggiungimento e al recupero  di una vita dignitosa, alla autodeterminazione e alla reintegrazione sociale senza passaggi intermedi quali l’accesso a dormitori e comunità.

Al reperimento dell’alloggio si accompagna una attività di supporto alle persone per il recupero della vita relazionale e della autostima attraverso l’ausilio integrato e coordinato di figure professionali, assistenti sociali, infermieri, psicologi e anche associazioni no-profit.

Come primo passo vi è il recupero e il riutilizzo delle strutture esistenti e già destinate alle emergenze abitative dei cittadini comaschi e dei migranti e dei senza dimora. Ci riferiamo alle strutture di via Sacco e Vanzetti, via Tibaldi e di via Conciliazione.

L’Amministrazione uscente su tali immobili ha compiuto un vero disastro mettendo in campo scelte inqualificabili che hanno vanificato ciò che aveva positivamente avviato la precedente  Amministrazione.

Vi sono inoltre esperienze ben riuscite alle quali ispirarsi: quella di Bologna e quella di Ragusa che hanno utilizzato sia immobili comunali che immobili reperiti sul mercato privato.

Per dare attuazione al diritto di abitazione delle persone, non in situazione di marginalità in senso stretto ma svantaggiate in quanto pur avendo un reddito non possono accedere al mercato tradizionale per soddisfare le esigenze abitative, pensiamo di studiare e attuare  progetti di housing sociale e cohousing.

L’housing sociale,  regolamentato dal DMD del 22 aprile 2008 e poi meglio specificato nei contenuti e nelle potenzialità dal DPCM 16.7.2009 e DPCM 10.7.2012, prevede il reperimento di abitazioni, a costi calmierati, destinate a soddisfare i bisogni di categorie abbastanza svantaggiate. Questo strumento è pensato per garantire, attraverso regole precise di assegnazione, alloggi adeguati a nuclei familiari che oggi, non hanno un reddito così basso da poter ricorrere alle case popolari ma neanche così alto da potersi permettere un alloggio sul libero mercato. L’edilizia sociale si fonda principalmente su alloggi costruiti o riqualificati attraverso contributi o finanziamenti pubblici e privati, per essere affittati a canoni  convenzionati che risultano inferiori del 30% – 40% rispetto al mercato libero. Anche i prezzi di vendita sono contenuti e mediamente più bassi, fino al  35%.

La missione è quindi quella di garantire l’accesso agli alloggi a tutte le categorie sociali. I destinatari sono giovani coppie, nuclei familiari a basso reddito, anziani, studenti fuorisede e nuovi lavoratori. A Como con la precedente Giunta era stato avviato il progetto per la casa di via Volta che è stato abbandonato e intendiamo assolutamente riprenderlo e portarlo a conclusione.

Il cohousing consiste nel condividere con delle persone che vengono selezionate preventivamente, siano essi singoli, anziani, disabili o nuclei familiari,  solo alcuni spazi della casa, come la cucina, la zona lavanderia, il salotto, ma non le camere da letto. Nasce dall’esigenza di vivere in comunità, dal desiderio di condivisione degli spazi comuni come antidoto all’individualismo tipico della nostra società.

Potremmo dire che si tratta di un antidoto alla solitudine.

I cohousers, oltre alla condivisione degli spazi comuni, sono chiamati a svolgere a turno servizi utili alla comunità costituita: dall’occuparsi dei bambini, degli animali domestici, della spesa settimanale, della cura del verde, della manutenzione ordinaria degli edifici in applicazione del principio di reciproca mutualità.

Le regole sono quindi quelle di buon vicinato e si basano sull’aiuto reciproco, riducendo anche i costi delle attività e delle spese  quotidiane e correnti.

L’housing sociale così come il cohousing, possono altresì diventare un valido strumento di gestione e riqualificazione delle periferie, che versano spesso in condizioni di forte degrado perchè carenti di un’adeguata programmazione manutentiva.

Attraverso un’attenta politica di investimenti nel settore residenziale sociale riteniamo possibile riqualificare le periferie sia da un punto di vista urbanistico sia da un punto di vista edilizio, trasformando dei luoghi ghettizzati in esempi di architettura sostenibile e funzionale.

L’Amministrazione potrà anche ispirarsi al progetto realizzato dall’associazione non profit Como Accoglie la quale ha dato vita ad una esperienza che ha in comune elementi di cohousing e di housing sociale.

L’associazione ha acquistato un appartamento e lo ha destinato all’alloggio di migranti in regola con il permesso di soggiorno che svolgono attività lavorative senza però avere una completa autonomia economica.

La casa accoglie 4 persone che hanno una loro stanza da letto e condividono gli spazi comuni in forza di un patto di accoglienza della durata di un anno che prevede regole di comportamento per il reciproco rispetto delle persone e del contesto abitativo. Gli ospiti sono seguiti da un educatore e la finalità del progetto è quella di condurli al piano inserimento sociale e alla indipendenza economica.

Crediamo fermamente che solo indirizzandoci verso le soluzioni prospettate si  potrà assicurare a tutti il diritto alla casa e una vita dignitosa.