Viale Varese a Como, bene collettivo NON NEGOZIABILE

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Viale Varese a Como, bene collettivo NON NEGOZIABILE

In quale altra città europea nel 2018 si chiama “RIQUALIFICAZIONE” la cancellazione di 800 metri quadri di verde?
In quale altra città europea nel 2018 si chiama “RIQUALIFICAZIONE” la sostituzione di un percorso pedonale e ciclabile con stalli di sosta per auto?
In quale altra città europea nel 2018 si pensa di collocare un AUTOSILO A CIELO APERTO con tanto di sbarra d’accesso e d’uscita nel cuore prezioso di una città storica quando a poche decine di metri (su Viale Innocenzo) vi è la disponibilità di aree o degradate o inedificate?

Una regola fondamentale è intervenire su spazi degradati e abbandonati per renderli preziosi e utili, non su aree di pregio piegandole alla pretesa di qualche stallo!

Si sa che alcuni interventi immobiliari all’interno della Città Murata a pochi metri da viale Varese otterrebbero grandi benefici dalla disponibilità di posti pertinenziati. Ma tutto ciò l’amministrazione già lo ha fatto e lo può fare senza che sia massacrata un’area fino ad oggi salvaguardata e che dovrebbe essere ancor più valorizzata.

Che dire poi dell’imbarazzante e inquietante documento sottoscritto da rappresentanti di alcuni apparati economici comaschi ( F. Molteni, ANCE, F. Porro, Unindustria, C. Casartelli, Confesercenti, G. Ciceri, Confcommercio; E. Benati, CNA del Lario e della Brianza, M. Galimberti, Confartigianato; M. Mazzone, CDO di Como e Sondrio) di cui solo l’ultimo sembrerebbe cittadino di Como mentre gli altri pare risiedano a Giussano, Cantù, Torno, Erba, e Orsenigo?

Costoro chiamano “riqualificazione del verde quella che è, invece, una vera e propria cancellazione di verde reale (alla faccia dell’abusato slogan Como GREEN!) con aggiunta di erbetta che sarà coperto dalle auto in sosta e la rimozione di oltre 60 piante!

Accreditano come “risistemazione delle aree destinate al servizio dei cittadini con spazi di socializzazione a favore di famiglie, anziani e giovani” quella che , nei fatti, è la riduzione dello spazio ampio e agevole che ora esiste davvero e la cui sistemazione risale a soli 20 anni addietro (giunta Botta) a un corridoio di 12 m a ridosso delle Mura !

 

Definiscono “recupero anche estetico delle mura storiche della città qualcosa che in realtà non è nemmeno previsto (né potrebbe esserlo trattandosi di beni sottoposti a vincolo monumentale e forse anche ambientale e paesistico) mentre si andrebbe ad aumentare la prossimità delle auto alle mura stesse con un raddoppio del filare di auto parcheggiate, con le siepi per costringere i pedoni ad entrare e uscire dall’autosilo a cielo aperto solo in determinati passaggi con riduzione della visione di qualcosa che, per essere valorizzato, richiederebbe nelle adiacenze ampi spazi liberi.
Non manca nemmeno la solita “scivolata”, ripetuta anche in sede di commissione dal proponente Maiocchi, di chi prova ad alimentare l’idea di un degrado immaginario in chi non è solito frequentare quei luoghi (come , invece, succede a me che proprio lì abito e tutti i giorni, ma proprio tutti e più volte e ad ore diverse, percorro viale Varese a piedi o in bici come tutti i miei familiari). Costoro affermano, infatti, che l’area è “spesso, anche mal frequentata”! Vorrei dire “non peggio di piazza del Duomo” e forse meno di quanto siano frequentate le panchine davanti a palazzo Cernezzi!
Osserviamo, piuttosto, che i dati forniti consentono di individuare NON un miglioramento misurabile della qualità dello spazio pubblico e della vita delle persone che lo frequentano davvero e che sono anziani autonomi o accompagnati da badanti, persone col cane, mamme con bambini, persone che fanno jogging, o che si spostano a piedi o in bicicletta in città, BENSÌ il suo esatto contrario.

 

C’è ancora chi pensa che la qualità urbana possa essere il risultato di interventi estemporanei che saltano a piè pari ogni programmazione e gli strumenti destinati al governo del sistema urbano e dei suoi equilibri: sono i sostenitori di interventi “spot” che si autocertificano a prescindere dai loro effetti nefasti e a medio termine sullo sviluppo della città ordinato al bene collettivo.

Noi, invece, riteniamo inaccettabile un progetto che ignora sia quanto il Piano dei Servizi (documento che è nel PGT approvato dal Consiglio comunale) indica circa l’allocazione di nuove aree di parcheggio urbano sia la vigente connotazione ciclopedonale del percorso esistente sotto le mura.
La resistenza civile di molti cittadini non è ideologica ma incarna il rifiuto consapevole di un’operazione economico-finanziaria che produrrebbe benefici importanti e sostanziosi a chi dovesse mai realizzarla, lasciando ai cittadini l’amaro retrogusto di aver affidato il governo delle città a persone incapaci di difendere i loro reali interessi e di salvaguardare i beni comuni, rinunciando a proseguire nella trasformazione verso una città moderna dalla mobilità sostenibile, con una reale e coraggiosa riqualificazione degli spazi pubblici e pedonali, fattori di qualità e di attrazione turistica.
Ci aspettiamo che chi amministra la città in nome di tutti i cittadini salvaguardi beni e interessi comuni e risponda con un NO senza subordinate e senza cedere a tentativi di mediazione perché il primo elemento NON NEGOZIABILE deve essere la CESSIONE DELLA SOVRANITÀ su UNA VASTISSIMA AREA PUBBLICA, NEL CUORE DELLA CITTÀ , di pregio ambientale e monumentale a fronte di benefici collettivi prossimi a ZERO se confrontati con la remunerazione del capitale investito dai privati.

Ai progettisti riconosciamo di aver cercato con ogni mezzo di rivestire di decoro ciò che, comunque la si rigiri, resterebbe, 24 ore, giorno e notte, 365 giorni all’anno e per 30 anni, null’altro che un volgare AUTOSILO A CIELO APERTO degno di un’area fieristica, con un canone minimo per il comune addirittura di un terzo inferiore alle entrate attuali.

Che senso ha agire senza una programmazione della mobilità e della sosta per conseguire un risibile incremento della dotazione di parcheggi cittadini (89 posti auto a raso), in un settore della città che offre una potenzialità di almeno un ordine di grandezza superiore (da ex-Ticosa all’ex deposito STECAV, entrambe di proprietà comunale, fino all’area ex-Danzas sotto la stazione) certificando la rinuncia a ogni possibile diversa e più intelligente valorizzazione di dell’area attigua alle mura per oltre 30 anni ?

Governare significa utilizzare e non disperdere RISORSE COLLETTIVE a vantaggio dei privati: davvero vogliamo far credere che l’amministrazione non dispone di risorse economiche, conoscitive, progettuali, tecniche, e gestionali per governare un’area come viale Varese?
Oppure qualcuno ha creduto di capire che l’amministrazione è tanto debole e tanto poco attrezzata d’aver bisogno che qualcuno corra in suo soccorso affinché “qualcosa si faccia” pur di nasconderne l’incapacità ?
Ci aspettiamo una smentita forte, chiara, definitiva !