A proposito della giudice di Catania

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A proposito della giudice di Catania

I giudici possono sbagliare, ma censurarli, accusarli di “invadere il potere politico”, come ha fatto Meloni in prima battuta, è difesa del potere politico insostenibile, oltre che atto di protervia.
La Giudice Iolanda Apostolico ha motivato il proprio provvedimento in diritto richiamando norme e direttive Europee; quanti politici “censori” hanno letto le sue motivazioni? Pensiamo pochi.
Anche accusare la magistrata di favorire lo scafismo è una affermazione inaccettabile sotto il profilo politico. Il governo impugni il provvedimento e attenda l’esito: così ci si comporta in democrazia.
La Premier Meloni, diversamente da Salvini e accoliti – personaggi come Donzelli e Dalmasso e alcuni giornalisti schierati – si è resa conto della gaffe iniziale e, correndo ai ripari, ha poi affermato che non si tratta di conflitto tra politica e magistratura ma di diverse convinzioni e posizioni; ciò però non elide l’accusa indebita nei confronti del magistrato.

La politica spesso non ha limiti e senso delle istituzioni e così l’alleato Salvini, in assenza di validi argomenti per attaccare la magistrata catanese, escogita lo scoop del video nel quale la dottoressa Apostolico è stata ripresa alla manifestazione del ventotto agosto 2018 relativa alla vicenda della nave Diciotti, una manifestazione – lo ricordiamo – autorizzata e indetta per sollecitare lo sbarco di persone trattenute a bordo da giorni senza un motivo comprensibile e partecipata da una moltitudine di associazioni libere e democratiche nel pieno rispetto delle leggi.
Contraddicendo quanto sostenuto da Salvini, nel video rimasto curiosamente dormiente cinque lunghi anni nel cassetto degli “informatori” del leader leghista, in previsione forse di un suo potenziale utilizzo “politico”, si evince chiaramente come l’atteggiamento della Apostolico appare sempre pacato, una presenza per nulla aggressiva o tanto meno irriguardosa o “insultante” nei riguardi delle forze di polizia, che presenziano alle manifestazioni non per respingere i dimostranti ma per tutelare anche loro.
Alla luce di queste considerazioni, allora, l’iniziativa di Salvini desta un ancor più preoccupante timore per la democrazia: delegittimare un magistrato chiedendone addirittura le dimissioni – e ci domandiamo se Salvini sappia di cosa sta parlando – e ledere in generale il prestigio della magistratura utilizzando un video, non è degno di un uomo delle istituzioni. In tal senso ci auspichiamo anche una parola dallo stimato Presidente della Repubblica Mattarella, nella sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
La Costituzione stabilisce che ogni cittadino può liberamente partecipare a eventi pubblici e manifestare il proprio pensiero e le proprie idee. Ora, la “teoria dell’apparenza” sostenuta dal Governo, secondo la quale il potere giudiziario non solo deve essere imparziale ma anche apparire tale, è mera suggestione sofistica.
Anche volendo ritenere forse poco opportuna la partecipazione alla manifestazione, pensiamo che i Magistrati vadano valutati solo per i provvedimenti che emanano e che devono essere adottati su basi giuridiche.
Come già detto, taluni provvedimenti possono anche essere ritenuti non corretti giuridicamente e allora contro gli stessi, fortunatamente, nel nostro ordinamento vi è sempre la possibilità di impugnazione, e quindi di porre rimedi ad eventuali errori.
Tornando al video supposto “incriminante” – che tale evidentemente non è – chi deve spiegare come ne sia venuto in possesso è allora il ministro Salvini, visto che il video in questione non è fra quelli ufficiali rinvenibili negli archivi della polizia.
Se la politica si serve di certi mezzi per tentare di delegittimare l’operato della magistratura o di qualsiasi avversario nel campo politico, questa mostra di essere allora una politica di bassissimo livello, che tutti noi dobbiamo temere per lo scarso senso delle istituzioni e rispetto per le stesse.