Donne e giornalismo, un percorso verso una nuova consapevolezza

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Donne e giornalismo, un percorso verso una nuova consapevolezza

di Ida Paola Sozzani

Io sono anche una giornalista pubblicista. Chi scrive sui giornali per mestiere cerca di tenere ben aperti gli occhi sulla realtà e nel corso degli anni si ritrova a incrociare nella propria vita tante storie e tante persone.

Raccontare il mondo con le parole a me non è mai bastato, mi è sempre sembrato che  il procedere ” in solitaria” della scrittura potesse più facilmente trasformarsi in un gesto “alchemico” e manipolatorio, la pretesa appunto di fare il mondo solo “a parole”.

Sono socievole e ho sempre sentito il bisogno di confrontarmi con le altre persone o meglio, di far crescere un’esperienza più potente e collettiva anche del mio vivere quotidiano. Quello che si dice in senso lato “un’esperienza politica”.
E’ anche vero che la mia giovinezza e la mia formazione si è svolta proprio negli anni ’70, che per la partecipazione hanno segnato un punto di non ritorno tra il prima e il dopo.

Negli anni Settanta avevo studiato medicina e avevo lavorato nel giornalismo scientifico. Un’occasione più socializzante a margine del del mio lavoro si è presentata in seguito, vincendo un progetto Interreg Italia-Svizzera con due associazioni “Senato delle Donne” e Federazione Associazioni Femminili Ticino. Era un bando per “La qualità della vita” che ci ha permesso di editare un mensile che abbiamo chiamato GENIODONNA e distribuito gratuitamente alle donne sul territorio.

Dunque tra il 2005 e il 2013, con amiche e colleghe italiane e svizzere,  uscendo dal grigiore delle redazioni strutturate solo su una dimensione maschile, è stato possibile vivere anche fra giornaliste e attiviste sociali un’esperienza di Giornalismo partecipativo e collettivo che metteva al centro la donna, tutte le donne, nei loro diritti, desideri, problemi ed espressioni culturali più diverse.
Abbiamo cercato con le nostre modeste forze di intercettare cosa si muovesse  nell’universo delle donne in quegli anni e abbiamo di fatto  dato spazio e voce anche ad altre associazioni e donne singole impegnate nel Comasco e nel Canton Ticino.

Oggi insieme ad altre amiche di Como – ciascuna con una propria storia originale nel Movimento delle donne – ci confrontiamo in diversi appuntamenti annuali  anche internazionali che si svolgono in convegni organizzati dalle Case delle Donne a Roma, Milano, Bologna o nei dipartimenti inter-universitari di studi di genere sorti in tante Università italiane.

Cerchiamo ancora una volta di prendere coscienza di quali sono per le donne i problemi e le opportunità nell’attuale modello socio-economico globalizzato che dissolve vincoli sociali e parcellizza le vite delle persone confinandole in tante “solitudini urbane” e ora, a causa della Pandemia, anche digitali.

In questo frangente del Covid le donne pagano un prezzo altissimo:  portano quasi tutto intero, ancora, il peso della “cura” (di uomini, bambini e anziani) a causa della scarsità di servizi sanitari e sociali che non siano a pagamento; se espulse o precarizzate dal lavoro sono le candidate alla povertà nel futuro; in famiglia e nelle relazioni affettive subiscono violenze che  finiscono in prima pagina quasi  quotidianamente.
Le donne continuano a essere sottorappresentate nella società, nella politica e nei luoghi del “potere”  e continuano a essere raccontate con un linguaggio antico e stereotipato. Non parliamo poi delle donne immigrate in Italia da altri Paesi extraeuropei: quasi dei fantasmi che con i loro corpi, ancora non si avventurano e non riusciamo a “vedere” negli spazi sociali.

Da tre anni a questa parte, insieme a nuove giovani donne, nel gruppo  Nonunadimeno-Como  ci confrontiamo su questi rinascenti bisogni e problemi anche in un confronto fra generazioni diverse delle donne.

Nell’occasione di questo 8 Marzo 2021 stiamo approfondendo l’impatto che la Comunicazione e l’Informazione Tossica rischia di avere sulla nostra vita, sulle nostre scelte e sui nostri diritti, come vediamo nelle cronache giornalistiche dei Femminicidi e delle violenze quotidiane sulle donne.
Notiamo che ultimamente nel nostro Paese si sta facendo una cattiva comunicazione che a partire dalle parole tenta di riscrivere diritti acquisiti con un secolo di lotte delle donne: il diritto di autodeterminazione nelle scelte della vita dello studio e del lavoro; il diritto di mettere fine a relazioni affettive  e di divorziare; il diritto a rifiutare di concepire e il diritto di abortire; il diritto all’affidamento dei figli e a non subire manipolazioni giudiziarie in casi di violenza.

Come azione concreta in occasione della Giornata Internazionale delle Donne 8 Marzo 2021, ieri pomeriggio il nostro gruppo  ha tenuto un presidio di denuncia della manipolazione mediatica,  e sulla piazza Cavour a Como abbiamo esposto manifesti con esempi della cattiva cronaca fatta sui giornali e dai Media.
Sullo stesso tema stiamo organizzando intorno alla fine di marzo con altre associazioni femministe comasche e nazionali un webinar o seminario online dove con esperte giornaliste, avvocate e attiviste dei diritti analizzeremo qualche caso di cronaca e giudiziario in cui  un uso improprio del linguaggio e delle parole ha finito per ri-vittimizzare la donna, mettendo a rischio la sua vita e minando il suo diritto alla autodeterminazione.

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‘8 messaggi per l’8 marzo’ è il nostro modo di celebrare la giornata internazionale delle donne.

Per 8 giorni troverete sul nostri profili le riflessioni di alcune donne della società civile.