Torni a scuola, generale!

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Torni a scuola, generale!

Una riflessione di Ida Angela Sala, persona con disabilità, attivista di ENIL Lombardia

Rifuggo come dal demonio l’ascolto delle notizie diramate dal cosiddetto mainstream, perché le considero pura propaganda e, in questo periodo di campagna elettorale, a maggior ragione. Anche nel caso delle affermazione attribuite al generale Vannacci che, ci dice l’ANSA, vorrebbe istituire “delle classi con caratteristiche separate che aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare”. “Non è discriminatorio” aggiunge e “… gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico”.
Non avrei voluto credere a queste parole, anche perché ero pronta a votare per chi si dice contrario alla guerra, ma queste parole dichiarano guerra ai cittadini e alle cittadine che lui si candida ad amministrare, e allora tanto vale votare per i partiti dello “zerovirgola”, visto che comunque in Europa faranno quello che vorranno, spero di sbagliare.
Ci metta i ragazzi con caratteristiche superiori, signor generale, magari a competere con l’intelligenza artificiale, nelle classi speciali, costerebbe certo di meno, visto che non credo che la società italiana sia popolata di genietti in erba! Scherzo, poveracci, perché privarili dell’esperienza di crescere tra persone normali? Perché discriminarli?
Mi spiace doverglielo spiegare, ma la disabilità è normalità. La vera lezione per i ragazzi cosiddetti più dotati è quella di sperimentare e prendere atto, in un ambiente protetto come la scuola, della realtà così come è, cioè fatta di persone più o meno “intelligenti”, più o meno studiose, più o meno abili e questa o quella prestazione. Ci sono persone con disabilità più portate allo studio di altri ragazzi e ragazze senza disabilità, ma che non riescono a frequentare per mancanza di assistenza o di trasporto.
Quello di poter frequentare l’ambiente scolastico senza discriminazioni dovrebbe essere lo sforzo di una società civile come vorrebbe essere la nostra. Ci vorrebbero più insegnanti di sostegno, ma non solo per la persona con disabilità o con difficoltà di inserimento, come potrebbe avvenire anche per un piccolo genio, ma per tutte le classi dove ci sono maggiori difficoltà ad integrare i cosiddetti “fragili”
Quella che lei propone, signor Vannacci è, sì, una discriminazione, compresa la sottolineatura di “fargli fare una lezione insieme, per spirito d’appartenenza”. Per rispettare lo spirito d’appartenenza la scuola deve essere pronta ad accogliere qualsiasi bambino o bambina. Semmai certe lezioni speciali possono essere pensate per sviluppare abilità speciali, abilità di cui possono essere dotate anche le persone con disabilità.
La sua sparata (voglio sperare che sparare non sia l’unica abilità di un militare) offende le persone con disabilità (per fortuna molte e molti di noi possiedono la dote dell’umorismo), offende quei genitori che vedono i loro figli come bambini e ragazzi, non solo disabili, e offende tutti coloro che si sono battuti per costruire una scuola dove si impara ad essere uomini e non solo polli ammaestrati per far felice questo o quel settore produttivo.
Ha ragione, generale, lei non si intende di disabilità: torni a scuola, prima che ci metta le mani lei, e si farà un’idea più vicina alla vita, così com’è. Continui, magari, a battersi per la vita, cioè contro la guerra, e lasci stare chi della verità conosce cose che lei non sa!
 
Ida Angela Sala