La vicenda che mi accingo a raccontare è difficilmente spiegabile in quanto rasenta il paradosso e offre una immagine quasi surreale degli accadimenti.
Nel lontano 1930 l’Istituto Giosuè Carducci-Pro cultura del Popolo cedette, a titolo di liberalità onerosa, al Comune di Como, fra gli altri, l’immobile di sua proprietà in via Cavallotti, sede storica del predetto Ente; finalità della cessione era il mantenimento e funzionamento nell’immobile dell’Istituto di Istruzione Normale, come previsto nella delibera della Commissione dell’Istituto del 12.9.1929, che prevedeva altresì, oltre al mantenimento della attività in essere, l’accollo dei debiti della Associazione e l’osservanza dei patti e delle condizioni di cui alla predetta delibera, inserita nelle premesse e quale allegato del Rogito facente parte integrante ed essenziale dello stesso.
Si pervenne al rogito anche a seguito della delibera 21.10.1929 del Commissario Prefettizio di Como, approvata dalla Giunta Provinciale in data 12.12.1929 anch’ essa richiamata nelle premesse dell’atto e allegata.
Fra i patti sotto le lettere D)E) F) della delibera 12.9.1929 fu previsto “Sarà obbligo del Comune di mantenere a permanente completa libera e gratuita disposizione dell’Associazione per la Coltura del Popolo, rimanendo a carico del Comune il riscaldamento e l’illuminazione e fino a quando questa avrà vita, i seguenti locali: quello ad uso Segreteria e la sala ad uso delle Biblioteche, entrambi a piano terreno del primo fabbricato con carico della manutenzione di essi e dei servizi inerenti alla Associazione per la Coltura del Popolo.”
“Sarà obbligo del Comune di dare in uso gratuitamente riscaldato e illuminato, sempre quando non adibito per bisogno della Scuola Magistrale, alla Associazione per la Coltura del Popolo, per tutte le sue manifestazioni culturali, artistiche, musicali, il salone “Brambilla” e l’organo in esso esistente.”
“Sarà in obbligo del Comune di dare in uso gratuitamente, con carico allo stesso della illuminazione e del riscaldamento, alla Associazione per la Coltura del Popolo, le aule necessarie ai corsi che saranno indetti dalla Associazione stessa; e questo compatibilmente con le esigenze del R. Istituto Magistrale, indicato dalla Direzione dell’Istituto stesso”.
Fu quindi espressamente e dettagliatamente previsto l’obbligo del Comune di accollarsi i costi di illuminazione e di riscaldamento dell’ immobile ceduto
L’escursus amministrativo/giuridico si è reso necessario per comprendere le ingiustificate e azzardate pretese avanzate dal Comune che nel 2018, dopo solo quasi 90 anni di silenzio, ha richiesto alla Associazione Carducci il rimborso delle spese di illuminazione e riscaldamento per gli anni dal 2009 al 2017 per un ammontare di Euro 113.766,67 sfociata poi nella emissione della cartella esattoriale pervenuta alla Associazione lo scorso 21.10.2021.
Al di là della infondatezza giuridica della pretesa, alla quale si è opposta in sede giudiziale l’Associazione, ciò che lascia perplessi e attoniti è la inopportuna e inspiegabile scelta della Amministrazione sul piano politico; appare un accanimento contro un emblema della Cultura di questa “povera” Città come si volesse sminuirne l’operato e decretarne la fine.
E’ il caso di sottolineare come la cessione a titolo di liberalità onerosa abbia rappresentato per il Comune un vero e proprio affare: nella citata deliberazione del 21/10/1929 il Commissario Prefettizio ne sottolineava l’utilità e la convenienza ”perché dà modo allo stesso di sistemare in via definitiva l’Istituto Magistrale che oggi trovasi in una sede tutt’affatto insufficiente ad inadatta tanto che il Ministero stesso fin dall’anno scorso ha diffidato il Comune a provvedere per evitare che l’Istituto venga trasferito in altra città, ciò che sarebbe di danno gravissimo per questo capoluogo, che si vedrebbe privato di una scuola che ha antiche e ottime tradizioni”; non solo, ma si trattava di un enorme beneficio anche sul piano finanziario perché, come si dà atto nella stessa delibera, ”la costruzione ex novo di un edificio importerebbe, come da progetto in atti, una spesa di oltre £ 2.500.000”. Il Commissario, non a caso, rivolgeva “alla amministrazione dello Istituto il grato sentimento della Amministrazione Comunale e della città per aver reso possibile con atto di alta liberalità la risoluzione di un problema che, per impossibilità economica, attendeva da oltre un decennio degna attenzione”.
Il minimo che il Comune poteva fare per esprimere la propria gratitudine era accollarsi i costi di riscaldamento e illuminazione, come peraltro hanno fatto tutte le precedenti Amministrazioni.
Per rendere incancellabile la memoria dell’ “atto benefico” il Comune pose una lapide nell’ atrio dello Istituto. Le lapidi sbiadiscono e sbiadiscono anche i sentimenti di gratitudine che sono il solo compenso dei benefici ricevuti; ma sul piano morale non è il Comune ad essere creditore del “Carducci”, ma è quest’ultimo a vantare un credito di gran lunga superiore; non sarebbe azzardato chiedere che per sdebitarsi verso l’istituto fosse il Comune a stanziare, con un atto di liberalità, un contributo periodico a suo favore per consentirgli di sopravvivere e di far fronte alle numerose spese correnti sempre sostenute anche per la manutenzione ordinaria dell’immobile: varrebbe più di una lapide e dimostrerebbe il concreto interesse dell’ente locale per la promozione della cultura.
Il dovere sociale di una Amministrazione dovrebbe essere infatti non solo quello di valorizzare la cultura ma anche di proteggerla, riconoscendo a chi la offre il ruolo fondamentale di vettore del miglioramento della comunità.
Nessuno può negare o meglio non riconoscere al “Carducci” il fondamentale e continuo ruolo di portatore e diffusore della cultura per la varietà e qualità delle proposte offerte da più di cento anni alla città.
Riuscire a proporre e collegare, seguendo un unico filo conduttore, musica, pittura, teatro, convegni di qualità è “impresa” che fa del “Carducci” una realtà assolutamente da non perdere e che solo una visione miope, per non dire cieca, potrebbe porre nel nulla.
Giorgio Livio